4 Set 2024
Misurare il Dolore e la Difficoltà: Perché in Terapia Ti Chiedo di Dare un Voto da 0 a 10
Quando vieni in terapia, una delle prime cose che ti chiedo è di valutare da 0 a 10 quanto è fastidioso un certo dolore, un’emozione o una difficoltà che stai vivendo. Magari ti sarai chiesto il perché di questa domanda o avrai notato il metro appeso alla parete del mio studio e ti sei domandato se serva davvero per misurare qualcosa di concreto… Forse, come una mia paziente spiritosa, avrai pensato che fosse lì per misurare l’Urlo di Munch o i Puffi!
In realtà, la richiesta di dare un “voto” da 0 a 10 a quello che provi è uno strumento fondamentale in psicoterapia. Non serve solo per curiosità o per fare una sorta di “classifica” delle tue emozioni. Ha uno scopo molto più profondo.
Perché Misuriamo il Dolore e la Difficoltà?
Immagina di avere un mal di testa. Senza dirlo a nessuno, chi ti sta vicino potrebbe pensare che sia solo un piccolo fastidio. Ma se tu dici: “Da 0 a 10, questo mal di testa è un 8”, allora la tua esperienza viene presa sul serio. In terapia, misurare il dolore o la difficoltà con una scala da 0 a 10 mi permette di capire meglio quanto quell’esperienza sia intensa per te e quanto impatto abbia sulla tua vita quotidiana.
Questo metodo di misurazione non è solo utile per me, come terapeuta, ma anche per te. Ti aiuta a riflettere su come stai davvero e a prendere coscienza dei cambiamenti nel tempo. Ad esempio, se all’inizio della terapia valuti la tua ansia come un 9 e dopo alcune sedute la valuti come un 5, possiamo insieme vedere che c’è stato un progresso e capire cosa ha funzionato.
Il Continuum: Non Tutto o Niente
Un altro concetto importante che sta dietro a questa misurazione è quello del continuum. Nella vita, molte cose non sono solo bianche o nere, ma esistono in una scala di grigi. Lo stesso vale per il dolore e le difficoltà psicologiche. L’ansia, la tristezza, la rabbia, la fatica… non sono mai solo presenti o assenti, ma possono variare di intensità.
Pensare in termini di continuum ci aiuta a capire che la nostra esperienza emotiva è dinamica, non statica. Può migliorare o peggiorare, a seconda di vari fattori. Questo significa che possiamo lavorare insieme per ridurre l’intensità delle difficoltà che stai affrontando, cercando di spostare quel “voto” da un numero alto a uno più basso nel tempo. E poi: “Se non si può misurare qualcosa non si può neanche migliorarla.” ma anche “Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non è”.
Un Metro per Misurare l’Urlo e i Puffi? O Qualcosa di Più?
E il metro appeso alla parete?
No, non è per misurare L’Urlo, ma è lì come simbolo di questo processo di misurazione. Ogni volta che lo vedi, può ricordarti che il tuo dolore e le tue difficoltà sono importanti, che meritano attenzione e che possono essere misurati, compresi e gestiti.
Misurare non significa ridurre la complessità delle tue esperienze a un semplice numero, ma piuttosto dare un punto di partenza per il nostro lavoro insieme. È un modo per rendere visibile qualcosa di invisibile, per dare forma e consistenza a quello che senti.
Quindi, la prossima volta che ti chiederò “Da 0 a 10, quanto è fastidioso/doloroso?”, saprai che dietro quella domanda c’è la volontà di comprendere profondamente la tua esperienza e di accompagnarti nel tuo percorso di crescita e miglioramento.
E se pensi ancora ai Puffi, sappi che in terapia, anche l’umorismo ha un suo valore terapeutico: ci aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a trovare la leggerezza anche nei momenti difficili.
5 Set 2024
L’importanza di Riconoscere e Nominare le Emozioni: Perché le Parole Fanno la Differenza
Immagina di dover dipingere un bellissimo paesaggio. Davanti a te, una tela bianca pronta per essere riempita con il tuo talento. Ma c’è un problema: hai a disposizione solo due colori, rosso e blu. Non importa quanto ti impegni, il risultato sarà limitato e monocromatico. Questo è esattamente ciò che accade quando usiamo solo pochi termini per descrivere le nostre emozioni.
Proprio come con una tavolozza di colori limitata, quando riduciamo le nostre emozioni a concetti semplici come rabbia o paura, ci perdiamo tutta la gamma di sfumature che fanno parte della nostra esperienza emotiva. Non siamo solo arrabbiati o solo tristi; possiamo essere frustrati, ansiosi, colpevoli, invidiosi o delusi, e ognuna di queste emozioni merita di essere riconosciuta e nominata per quello che è. Ampliare il nostro “vocabolario emotivo” è fondamentale per comprendere meglio noi stessi e gli altri.
Il problema del “fastidio”: Un termine passepartout
Uno dei termini più usati per descrivere ciò che proviamo è “fastidio”. “Mi dà fastidio” diventa una risposta comune, ma cosa significa veramente? Il fastidio è una sensazione di lieve irritazione, un disagio che spesso non viene esplorato ulteriormente. Ma fermarsi qui è come cercare di costruire qualcosa con un solo attrezzo: il martello.
La cassetta degli attrezzi emotiva
Quando affrontiamo le emozioni con un vocabolario limitato, è come avere una cassetta degli attrezzi con solo un martello. Se tutto ciò che conosci sono il fastidio, la rabbia o la paura, tenderai a usarli per descrivere ogni situazione, anche quando ciò che provi è molto più complesso. Ma non tutto può essere risolto con un martello! A volte serve una chiave inglese, un cacciavite o una pinza. Ogni emozione ha un ruolo specifico e ha bisogno di essere riconosciuta nel suo contesto per essere gestita al meglio.
Rabbia e paura: Emblemi di emozioni nascoste
Molte persone tendono a nascondere emozioni più profonde e complesse sotto le due grandi ombrelli di rabbia e paura. Ma cosa si cela veramente dietro queste emozioni primarie? Spesso, sotto la rabbia, si nascondono sentimenti di vergogna, invidia o senso di colpa. La paura, invece, può mascherare insicurezze, frustrazione o ansia.
Non riconoscere queste emozioni ci impedisce di affrontarle realmente. È come continuare a dipingere un quadro con due soli colori, senza mai raggiungere la vera bellezza e complessità del paesaggio che abbiamo davanti.
Come ampliare il vocabolario emotivo
Riconoscere le emozioni richiede pratica e consapevolezza. Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a sviluppare un vocabolario emotivo più ricco:
Perché nominare le emozioni fa la differenza
Dare un nome preciso alle emozioni che proviamo ci aiuta a prendere il controllo di esse. Quando le emozioni restano vaghe e indefinite, tendono a sopraffarci e a controllare le nostre reazioni. Al contrario, quando possiamo identificarle e nominarle, ci sentiamo più in grado di gestirle.
È un po’ come avere una tavolozza completa di colori a disposizione: possiamo scegliere come dipingere il nostro paesaggio emotivo, aggiungendo profondità, sfumature e dettagli che prima sembravano fuori dalla nostra portata. Oppure, con una cassetta degli attrezzi completa, possiamo trovare l’attrezzo giusto per affrontare ogni situazione emotiva, invece di battere tutto con il nostro martello di rabbia o paura.
Conclusione
Riconoscere e nominare le emozioni è un’abilità che richiede pratica, ma è essenziale per il nostro benessere psicologico. Ampliare il nostro vocabolario emotivo ci permette di vivere con maggiore consapevolezza e profondità, evitando di semplificare eccessivamente le nostre esperienze interne. La prossima volta che provi una forte emozione, chiediti: “Sto usando tutti i colori a mia disposizione o mi sto limitando a pochi strumenti?”
E ricorda: il fastidio, la rabbia e la paura sono solo una piccola parte della vasta gamma emotiva che possiamo esplorare e comprendere.