30 Apr 2020
Grazie Grimilde per tutto ciò che hai fatto per me
Stamattina avrei voluto postare un’altro articolo, tuttavia… giro la pagina del calendario e si staglia davanti agli occhi e alla mente questa frase meravigliosa…
I calci nel cuore da parte di persone che dichiarano di amarci, è un tema che mi sta particolarmente a cuore professionalmente e personalmente.
Prendi Biancaneve poveretta. Lei nasce e la madre buona muore. A sette anni arriva a casa sua, Grimilde gelosa, qualche problemuccio col suo prolungamento narcisistico onnipotente, lo deve sicuramente avere avuto. La bullizza impietosamente, la critica, mina giornalmente la sua autostima, è costantemente di malumore, sottilmente colpevolizza la povera Biancaneve, usa l’arma del silenzio per farla capitolare.
Già me la sento, mentre si passa la crema antirughe sul collo. Non sei in grado neanche di tagliare il pane. Ti sta venendo il c… grosso. Non dimagrirai mai. Faccio gli auguri a tua cognata per la festa della mamma. Tu non sei in grado neanche di farmi diventare nonna. Sei sempre in ritardo come tua zia e tuo padre che non hanno concluso niente nella vita (un colpo e tre cadaveri). Bevo perché mi fai innervosire. Ho la gastrite per colpa tua. L’ho raccontato a tua madrina. Sai cosa ha commentato? Rimarrai sola. Continuando così non ti laureerai mai. Sono inciampata perché mi hai fatto arrabbiare
Le tattiche strategiche sono infinite e possono essere personalizzabili e intercambiabili a seconda delle situazioni.
Tuttavia, Grimilde commette il terribile errore di voler togliere a Biancaneve qualcosa di importantissimo.
Oh! Finalmente, crea uno stato di bisogno. Biancaneve desidera, desidera qualcosa. Dentro quella casa non si può cantare, giocare e raccontare senza essere criticati o aggrediti. Non si può fare una torta. Se la fai e viene bene, sporchi la cucina, perdi tempo. Se la fai e viene male, non sei buona a niente, sprechi tempo e soldi. Insomma non vai mai bene.
Grimilde la caccia, la vuole immobile come se fosse morta.
Povera Biancaneve si sente sola, con il chiacchiericcio dei vicini, gli sguardi di parenti famelici di rivalsa. Finalmente semi libera, poco poco cosciente che quella situazione non le piace, si rimbocca le maniche e va a servizio dai sette nani. Una Principessa che va a servizio…
Grimilde per esistere ha bisogno di Biancaneve e allora tenta il tutto per tutto.
Si trasforma in una dolce e gentile vecchietta carica di sentimenti di invidia, vendetta, odio. E’ irrazionale, manipolativa, seduttiva. Vuole Biancaneve tutta per sè. Ha bisogno di quella miserella per poterla cannibalizzare della sua fresca energia. Se Biancaneve pascola dentro casa, impasticcata di ansiolitici, Grimilde può lavarle i vestiti sentirsi giovane e nello stesso tempo incolparla che non fa niente e non sa fare niente.
Inganna Biancaneve per ben tre volte: le stringe il corsetto con un nastro e le pettina i capelli con un pettine avvelenato. La terza è apparentemente fatale. Le fa talmente tanto male che Biancaneve muore.
Mmmmh, mah…I conti non tornano. E’ morta, ma il corpo non imputridisce.
Non tutto è perduto. Negli anni in cui sta dentro la teca costruita dai nani, sviluppa saggezza, diventa consapevole, e impara ad amarsi. Nel suo cuore arriva Azzurro, in grado di sconfiggere il più malefico dei malefìci il sentimento di bassa autoefficacia. Si laurea, cerca e trova lavoro, si compra un castello, degno di una Principessa. E vissero tutti felici e contenti
Ecco…Se Grimilde non avesse creato con il suo comportamento una brutta frattura Biancaneve non avrebbe scoperto che ci sono altri tipi di relazioni, altri modi di vivere in famiglia.
Non ci sarebbe stato un lieto fine.
Grazie Grimilde e grazie a tutte le Grandi Madri che ho incontrato nella vita. Grazie di cuore, senza di voi come dico spesso non sarei riuscita a farmi muscoli e carattere per salire i livelli del grande videogioco che è la vita
Riferimenti bibliografici e non
Erich Neumann, La Grande Madre, Casa Editrice Astrolabio
Erich Neumann, La psicologia del femminile, (Il flauto magico), Casa Editrice Astrolabio
Fratelli Grimm, Fiabe, Fabbri Editore
Annamaria De Pace, Calci nel cuore, Sperling & Krupfer Editori
Bruno Bettelelheim, Il mondo incantato, Saggi Universale Economia Feltrinelli
Film Biancaneve (2012) di Tarsem Singh
4 Set 2024
Misurare il Dolore e la Difficoltà: Perché in Terapia Ti Chiedo di Dare un Voto da 0 a 10
Quando vieni in terapia, una delle prime cose che ti chiedo è di valutare da 0 a 10 quanto è fastidioso un certo dolore, un’emozione o una difficoltà che stai vivendo. Magari ti sarai chiesto il perché di questa domanda o avrai notato il metro appeso alla parete del mio studio e ti sei domandato se serva davvero per misurare qualcosa di concreto… Forse, come una mia paziente spiritosa, avrai pensato che fosse lì per misurare l’Urlo di Munch o i Puffi!
In realtà, la richiesta di dare un “voto” da 0 a 10 a quello che provi è uno strumento fondamentale in psicoterapia. Non serve solo per curiosità o per fare una sorta di “classifica” delle tue emozioni. Ha uno scopo molto più profondo.
Perché Misuriamo il Dolore e la Difficoltà?
Immagina di avere un mal di testa. Senza dirlo a nessuno, chi ti sta vicino potrebbe pensare che sia solo un piccolo fastidio. Ma se tu dici: “Da 0 a 10, questo mal di testa è un 8”, allora la tua esperienza viene presa sul serio. In terapia, misurare il dolore o la difficoltà con una scala da 0 a 10 mi permette di capire meglio quanto quell’esperienza sia intensa per te e quanto impatto abbia sulla tua vita quotidiana.
Questo metodo di misurazione non è solo utile per me, come terapeuta, ma anche per te. Ti aiuta a riflettere su come stai davvero e a prendere coscienza dei cambiamenti nel tempo. Ad esempio, se all’inizio della terapia valuti la tua ansia come un 9 e dopo alcune sedute la valuti come un 5, possiamo insieme vedere che c’è stato un progresso e capire cosa ha funzionato.
Il Continuum: Non Tutto o Niente
Un altro concetto importante che sta dietro a questa misurazione è quello del continuum. Nella vita, molte cose non sono solo bianche o nere, ma esistono in una scala di grigi. Lo stesso vale per il dolore e le difficoltà psicologiche. L’ansia, la tristezza, la rabbia, la fatica… non sono mai solo presenti o assenti, ma possono variare di intensità.
Pensare in termini di continuum ci aiuta a capire che la nostra esperienza emotiva è dinamica, non statica. Può migliorare o peggiorare, a seconda di vari fattori. Questo significa che possiamo lavorare insieme per ridurre l’intensità delle difficoltà che stai affrontando, cercando di spostare quel “voto” da un numero alto a uno più basso nel tempo. E poi: “Se non si può misurare qualcosa non si può neanche migliorarla.” ma anche “Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non è”.
Un Metro per Misurare l’Urlo e i Puffi? O Qualcosa di Più?
E il metro appeso alla parete?
No, non è per misurare L’Urlo, ma è lì come simbolo di questo processo di misurazione. Ogni volta che lo vedi, può ricordarti che il tuo dolore e le tue difficoltà sono importanti, che meritano attenzione e che possono essere misurati, compresi e gestiti.
Misurare non significa ridurre la complessità delle tue esperienze a un semplice numero, ma piuttosto dare un punto di partenza per il nostro lavoro insieme. È un modo per rendere visibile qualcosa di invisibile, per dare forma e consistenza a quello che senti.
Quindi, la prossima volta che ti chiederò “Da 0 a 10, quanto è fastidioso/doloroso?”, saprai che dietro quella domanda c’è la volontà di comprendere profondamente la tua esperienza e di accompagnarti nel tuo percorso di crescita e miglioramento.
E se pensi ancora ai Puffi, sappi che in terapia, anche l’umorismo ha un suo valore terapeutico: ci aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a trovare la leggerezza anche nei momenti difficili.